Toscana

Mumec Museo dei mezzi di comunicazione di Arezzo

Un tempo eravamo cinefili.
Prima di riprodurci, ogni inizio settembre, io e Paolo ci aggiravamo per il festival del Cinema di Venezia in sella d uno scooter trasportato dalle Marche dentro a un furgone.

Per questo vedere un proiettore cinematografico dei primi del ‘900 in funzione mi ha riportato per un attimo dentro a quell’atmosfera.

Valentina aziona la bobina di svolgimento del nastro, chiudo gli occhi e sono con il piccolo Totò a guardare i baci tagliati di Nuova Cinema Paradiso.

Scoprire la storia del cinema, della televisione, della radio e della telefonia costa solo 3 euro, questo è infatti il prezzo del biglietto del MUMEC di Arezzo.

Un museo che mi è capitato di scoprire per caso quest’estate, durante il corso di scrittura della Scuola del viaggio che si è tenuta ad Arezzo. Nel mio piccolo vorrei aiutare a far conoscere questo luogo d’altri tempi perché la passione e la dedizione del suo fondatore e di sua figlia, secondo me vanno sostenuti e premiati. Questo museo meriterebbe una sede più grande con una migliore disposizione degli oggetti e voi potete contribuire a questo miglioramento andando a visitarlo.

Com’è nato il Museo dei mezzi di comunicazione

Il Prof. Casi, coadiuvato dalla figlia Valentina, ha collezionato per quasi 40 anni, i reperti legati al mondo della comunicazione. Ma è circa 20 anni fa che il Comune di Arezzo organizza una mostra sulle radio d’epoca utilizzando la collezione privata del Prof. Fausto Casi. Negli anni la collezione si è allargata fino a diventare un museo.

Non a caso infatti il Mumec nasce ad Arezzo, la città della Fiera Antiquaria, visto che è proprio girovagando per gli stand degli antiquari e collezionisti che è il professore riuscito a scovare oggetti rari che raccontano la storia della società italiana del ‘900.

Cosa potete vedere al Mumec

Una sezione è dedicata al Precinema con effetti ottici, oggetti per la proiezione dell’immagine e il suo movimento.

Poi il Cinema vero e proprio con le macchine da ripresa da proiezione con la pellicola a 35 mm, le macchine da cinema a passo ridotto.

Nell’ultima sala il grande macchinario di proiezione cinematografica del 1900 con il  lume a olio e un campanellino di cui parlavo all’inizio. Quando la macchina è in azione, il campanellino suona e questo serviva a far capire all’operatore qual era la velocità da mantenere.

Un’ampia sala è dedicata alla musica e mostra le attrezzature per riprodurre i suoni con il megafono, il fonografo, il grammofono, il registratore.

Infine tutta una serie di telegrafi e telefoni, macchine da scrivere, radio, televisione, computer e cellulari.

Molti degli oggetti esposti sono stati utilizzati per film di grande successo, come per esempio la collezione telegrafica nel film “The Gangs of New York” di Martin Scorzese, oltre 150 oggetti ne “La migliore offerta” di Tornatore.

 

Quand’è aperto il Mumec

Il museo è aperto martedì, giovedì e sabato.
Sulla porta d’ingresso troverete scritto dalle 10 alle 17, in genere però fanno una pausa pranzo. Essendo un museo a conduzione familiare, prima di andare vi conviene telefonare per sicurezza al numero 3479475345.

Quanto costa il museo

Intero 3 euro. Ridotto 2 euro (studenti sotto a 18 anni, over 65). Gratuito per insegnanti, giornalisti, portatori di handicap.
Visita guidata 30 euro fino a 20 persone.

Il Museo dei mezzi di comunicazione si trova in Via Ricasoli 22, a pochi passi dal Duomo di Arezzo.
Non si tratta di un museo moderno o supertecnologico, di quelli a cui siamo abituati ora, ma visto che il prezzo del biglietto è veramente irrisorio io vi consiglio di portarci i vostri figli per scoprire insieme un mondo che non c’è più ma fa comunque parte della nostra storia.

 

 

Luisa Roncarolo

E’ più facile dire quello che non sono, piuttosto che quello che sono diventata. Non sono single, non sono trendy e non sarò mai una fashion blogger. Non fotografo tutto quello che mangio e non ho il fisico per i viaggi estremi. Non amo le automobili, preferisco i treni e quando posso vado in bicicletta. La mia famiglia viaggia sempre con me e questo voglio raccontare.

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