Marche

Cosa vedere nelle Marche: Urbania cuore della ceramica

Ho sempre pensato che Urbania si chiamasse così per la vicinanza alla più famosa Urbino… beata ignoranza!

A farmi scoprire la lunga storia di questo borgo incantato, famoso per le sue produzioni artistiche  di maioliche, è bastato il blog tour dedicato a Buongiorno Ceramica: una due giorni di feste, mostre, convegni, visite guidate a musei e botteghe artigiane, ma anche di laboratori ed attività per i bambini, organizzato come ogni anno dall’Associazione Italiana Città della Ceramica. Si è svolto il weekend del 19 e 20 maggio contemporaneamente in tantissime città italiane, da Albissola ad Ariano Irpino, da Bassano del Grappa a Caltagirone, da Civita Castellana a Mondovì e per l’appunto anche ad Urbania.

L’entroterra pesarese a metà della primavera si caratterizza per i delicati toni pastello dei campi coltivati a cereali, ancora verdi, ma quasi sul punto di virare sul giallo oro delle spighe più mature. Il vento anima questo paesaggio agreste e tutt’intorno smuove le messi facendo delle dolci colline un oceano ancora fluttuante dopo la tempesta. Guidando senza fretta ripasso la storia di questa ridente cittadina dell’alta valle del Metauro. Circondata per tre lati da un’ansa del fiume, nel medioevo era conosciuta col nome di Castel delle Ripe e già nel ‘200 qui l’argilla veniva trasformata in preziose ceramiche nelle botteghe artigiane.

Fu Guglielmo Durand, prelato provenzale a chiamare tecnici bolognesi per la ricostruzione della città e a questi dobbiamo il carattere principale dell’impianto urbano del centro storico, le due antiche strade porticate che, appena arrivi ti fanno pensare ad una piccola Bologna. Le ceramiche di Castel Durante, il nuovo nome del paese col tempo diventato tra l’altro dominio dei Duchi di Urbino, fino al 1.600 erano famosissime in tutta Europa portando prosperità al paese. Poi arrivò Papa Urbano VIII nel 1636 ad elevare il borgo al grado di città adducendo come giustificazione “la gentilezza del luogo e la civiltà degli abitanti”.
I durantini furono tanto commossi da dedicare il nome della città al Papa.

Ecco perché Urbania si chiama così.

Finito il momento Alberto Angela, vi dirò che oggi la città conta circa 7.000 abitanti e conserva intatto il fascino dei secoli andati.

Lasciata l’auto nei pressi della centralissima Piazza San Cristoforo dove l’ottocentesco Teatro Bramante fa bella mostra di sé, prima di addentrarmi tra le vie dove il sole già alto fa brillare il rosso dei mattoni faccia a vista e le ceramiche esposte sotto ai portici, vado a prendere il caffè al Bar Centrale. Questo rito quotidiano è il migliore dei modi per capire al volo l’aria che tira in un paese marchigiano.

Ieri si sono sposati Harry e Megan e così sono circondato da gruppetti di mie coetanee intente a commentare il matrimonio del secolo senza lesinare complimenti e critiche. Gli uomini no.
Oggi è l’ultima di campionato e com’è d’uopo tirano le somme della classifica di serie A.

Ecco svelato il fascino di questo piccolo mondo antico, esattamente quello che ti aspetti di trovare nel profondo della provincia pesarese, dove l’aria è buona e la gente vive in pace e in armonia. Sin dalle prime battute mi rendo conto che in questo paese lo spirito familiare ed accogliente dei durantini unito al rispetto delle tradizioni, costituiscono trama e ordito dell’intera comunità.

All’ufficio del turismo, giovani molto gentili si mettono a mia disposizione e dapprima visito il Palazzo Ducale, un tempo residenza estiva dei Duchi di Urbino. “L’architettura esterna conserva la duplice identità di fortificazione e di palazzo-corte rispecchiando sia il carattere guerriero della Signoria ducale, sia la raffinata cultura cortigiana”: questo apprendo durante la visita guidata alla scoperta dei tesori delle sue collezioni e alla sale diventate parte integrante del Museo Civico. Queste ospitano dipinti, raccolte di ceramiche e terrecotte, incisioni tra cui la meravigliosa stampa del Trionfo di Carlo V e i disegni di artisti quali Raffaellino del Colle e Federico Barocci. Nel torrione coperto c’è inoltre un’interessante collezione di ceramiche popolari italiane donate da Nadia Maurri Poggi, una collezionista toscana.

La visita guidata prende meno di un’ora e sinceramente la consiglio perché è un ottimo modo per calarsi velocemente nella storia di Urbania che è fatta di tante cose, non ultima anche di formaggio.

Pochi sanno che Michelangelo Buonarroti possedeva dei terreni a Castel Durante; pare che non c’abbia mai messo piede ma che tenesse particolarmente a queste proprietà facendole gestire dal suo braccio destro, Francesco Amatori da Casteldurante, detto l’Urbino. Perché Michelangelo considerava come inalienabili le sue terre nell’urbinate è presto detto: lui andava matto per il formaggio che Amatori gli portava da Casteldurante e che nei carteggi è chiamato “casciotta d’Urbino” intendendo per Urbino il soprannome dell’Amatori.

Dove e cosa mangiare a Urbania

Un viaggio ad Urbania passa quindi anche per la gola e così raggiungo un tempio della ristorazione cittadina “La casa della Tintoria”. Immaginate un’antica costruzione a due passi dal corso del Metauro, un vecchi opificio dove un tempo si tingevano le stoffe, delle mura abbandonate, poco più di un rudere che restaurato con gusto è tornato a rivivere con le fattezze di ristorante. Questo è il regno della Dodi, al secolo Donatella Temellini, di fatto la regina di questo posto magico dove sono stato accolto come un amico di vecchia data anche se è la prima volta che varco la sua soglia. Che cosa ho mangiato lo vedete da soli e lo stupore nell’assaggiare queste prelibatezze non sono così bravo dal renderlo a parole. Dirò solo che qui per la prima volta assaggio il Crostolo di Urbania una gustosa variante della crescia sfogliata riempita con verdure di campo e stracchino… una straordinaria leccornia giustamente tutelata dal marchio di denominazione comunale.

Alla fine del pranzo sono già in paradiso e beatamente faccio il giro delle chiese cittadine partendo dalla Chiesa dei Morti la quale, ornata da uno splendido portale gotico, conserva al suo interno il Cimitero delle Mummie. Questo è il nome col quale è conosciuto il curioso fenomeno della mummificazione naturale causato da una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri.

La mia intensa giornata durantina si conclude alle 18 presso la Sala Volponi del Palazzo Ducale dove prendo parte all’interessante convegno sul tema “Musica di Terracotta”  organizzato da l’associazione Amici della Ceramica di Urbania (hanno una pagina FB).

Tanto basta ad avvalorare la mia prima impressione su Urbania, una città che non ha bisogno di bandiere o blasoni per restare nel cuore di chiunque la visiti come quel posto dove si è sentito un amato ospite e non un semplice turista.

Ma per i bambini cosa c’è da fare a Urbania?

Ci sono due chicche: il Bosco dei Folletti aperto da metà marzo fino a metà novembre e la Casa della Befana che è aperta tutto l’anno.
Il primo è una bella passeggiata nel bosco adatta a tutti, si va alla ricerca della famiglia dei folletti Piticù, accompagnati dalla fata Naturella.

Inoltre qui, tutte le domeniche, si svolgono anche laboratori didattici come pittura, danze tradizionali marchigiane, studio dei rettili, sonagli al vento e altre attività creative.
La Casa della Befana invece è proprio casa sua con tanto di arredi e letto di foglie secche, insomma il posto ideale dove portare ogni bambino.

Ma di queste due attrazioni vi parlerò più nei dettagli nel prossimo articolo.
Questo post è stato realizzato in collaborazione con Buongiorno Ceramica

 

 

 

 

Paolo Merlini

Merlini è uno che entra nelle autostazioni come un pellegrino nella cattedrale di Compostela attendendo la benedizione. Come e meglio di Benigni, potrebbe mandare a memoria tutte le sigle delle aziende di trasporto pubblico, dall’Autostradale alla Zani Viaggi, con gli occhi chiusi e con le mani legate, compresi i relativi indirizzi web

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